lunedì 10 marzo 2014

Cistinuria: Riflessioni di una domenica pomeriggio

Ieri nello spogliatoio della palestra, mi sono ritrovata casualmente ad ascoltare la conversazione di due amiche di mezza etá.
Una diceva all'altra che alla madre avevano diagnosticato un male cronico e che si lamentava sempre del dolore.
La frase che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene è stata: "Ti hanno detto che non guarirai e che ti fará male tutta la vita, è necessario che ti lamenti ogni volta che ti fa male?". 

L'amica un po' piú sensibile ha commentato che forse prova dolore davvero.
Per tutta risposta, l'amorevole figliola ha detto: "Beh, a me dá solo fastidio sentirla lamentarsi".
Ho finito di sistemare le mie cose e me ne sono andata. Possibile che la gente sia cosí insensibile? Possibile che una persona che ha la fortuna di essere sana, non provi un minimo di empatia per chi non ha avuto la stessa sorte?
Ma la domanda che mi lacera rabbiosamente è: possibile che uno non si renda conto di che cosa significa la diagnosi di un male cronico?
Per una persona, convivere con l'implacabile condanna che non guarirá mai è straziante. Con il tempo si impara a farci i conti quotidianamente, ma questo avviene solo alla fine di un processo doloroso di accettazione.
E in questo processo, devi fare anche attenzione a non lamentarti per non disturbare o urtare la "sensibilitá" altrui.

L'ho vissuto sulla mia pelle. Amici, famigliari che piú o meno apertamente ti manifestano la loro insofferenza alle tue "lamentele".
A volte mi chiedo, se io dall'altra parte, dalla parte dei sani, avrei fatto lo stesso. 

Purtroppo, peró, dall'altra parte non ci potró mai piú stare.

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